Ritardo diagnostico o omessa diagnosi
Ultimamente, il significato di danno da perdita di chance è stata usato impropriamente nel campo della responsabilità medica ed, in particolare, nel caso di omessa o errata diagnosi da parte del personale sanitario.
Una diagnosi errata può arrecare gravi conseguenze alla salute del paziente. Gli errori medici, nello specifico, possono portare ad un peggioramento delle condizioni di salute del paziente o, addirittura, alla sua morte. Tuttavia, le conseguenze della condotta del medico possono riguardare non solo la salute, ma anche una limitazione delle possibilità per il paziente di prendere decisioni in ambito terapeutico o, comunque, di orientarle nel tempo. Le condotte che danno luogo a responsabilità medica, dunque, sono essenzialmente riconducibili a:
- Un’omessa diagnosi che si ha quando il medico non rileva una patologia esistente;
- Una diagnosi errata, cioè quando il medico accerta la presenza di una malattia diversa da quella effettivamente presente;
- Una ritardata diagnosi, che si verifica nel momento in cui il medico non procede ad effettuare tutti gli esami necessari per emettere una diagnosi per negligenza o per imperizia e ritarda la formulazione della diagnosi stessa.
Come tutelarsi in caso di ritardo diagnostico o omessa diagnosi
Il ritardo diagnostico o l’omessa diagnosi danno luogo a forme di responsabilità civile ed eventualmente penale del medico. La normativa vigente, in particolare, stabilisce che il paziente possa citare sia il medico che la struttura sanitaria per il risarcimento del danno subito. Tuttavia, l’aver agito in ossequio alle linee guida prescritte in materia rappresenta una scriminante della responsabilità del sanitario.
Responsabilità medica da errata o omessa diagnosi: che cosa dice la Cassazione su danni e risarcimenti
La Corte di Cassazione ha, per anni, ricondotto i casi di errata o omessa diagnosi al novero del danno da perdita di chance (di sopravvivenza). Tuttavia, recentemente, la Suprema Corte ha specificato che il danno subito dal paziente che ha ricevuto una diagnosi sbagliata non consiste nella perdita di chance di ottenere un migliore risultato (come sopravvivenza o guarigione), bensì si identifica nel negato diritto di autodeterminarsi nelle scelte concernenti i propri percorsi esistenziali.
Il danno quindi, consiste nel non avere la possibilità di conoscere le proprie reali condizioni di salute e, dunque, nel non poter prendere consapevolmente le decisioni opportune.
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